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Consiglio Pastorale Parrocchiale

Progetto Educativo del Patronato “San Michele”


Premessa

Dalla Costituzione Dogmatica Lumen Gentium del Concilio Ecumenico Vaticano II

L'apostolato dei laici
33. I laici, radunati nel popolo di Dio e costituiti nell'unico corpo di Cristo sotto un solo capo, sono chiamati chiunque essi siano, a contribuire come membra vive, con tutte le forze ricevute dalla bontà del Creatore e dalla grazia del Redentore, all'incremento della Chiesa e alla sua santificazione permanente.
L'apostolato dei laici è quindi partecipazione alla missione salvifica stessa della Chiesa; a questo apostolato sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del battesimo e della confermazione. Dai sacramenti poi, e specialmente dalla sacra eucaristia, viene comunicata e alimentata quella carità verso Dio e gli uomini che è l'anima di tutto l'apostolato. Ma i laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo. Così ogni laico, in virtù dei doni che gli sono stati fatti, è testimonio e insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa « secondo la misura del dono del Cristo » (Ef 4,7).
Oltre a questo apostolato, che spetta a tutti i fedeli senza eccezione, i laici possono anche essere chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente con l'apostolato della Gerarchia a somiglianza di quegli uomini e donne che aiutavano l'apostolo Paolo nell'evangelizzazione, faticando molto per il Signore (cfr. Fil 4,3; Rm 16,3 ss). …
Grava quindi su tutti i laici il glorioso peso di lavorare, perché il disegno divino di salvezza raggiunga ogni giorno di più tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra. Sia perciò loro aperta qualunque via affinché, secondo le loro forze e le necessità dei tempi, anch'essi attivamente partecipino all'opera salvifica della Chiesa.


Sulla linea dettata dal Concilio, anche il Patronato San Michele, in Sant’Angelo di Piove, vuole favorire la formazione dei singoli e dei gruppi mediante un progetto di educazione integrale e permanente fondato sui valori evangelici e sulla visione cristiana dell’uomo e della società; dare impulso al dialogo e alla collaborazione con le famiglie, con le realtà ecclesiali, con le istituzioni civili e con gli organismi sociali; realizzare esperienze di animazione culturale e di servizio sociale tendenti a valorizzare la vita e la storia con riferimento costante al Vangelo.


Il presente Progetto Educativo, vuole essere uno strumento per aiutare i ragazzi, i giovani e gli adulti a vivere la realtà del Patronato nella sua intera complessità, e vuole offrire alle famiglie l’opportunità per sentirsi coinvolte come soggetti di animazione del Patronato stesso.
La comunità cristiana santangiolese deve sentire che il Patronato è lo strumento del quale essa si serve per educare alla fede coloro che alla fede ha generato e assiste attraverso i sacramenti che essa celebra.
Il Progetto Educativo costituisce la guida proposta dal Consiglio Pastorale Parrocchiale nel cui ambito saranno chiamati ad operare i sacerdoti, gli animatori, le diverse associazione educative, l’intera comunità cristiana e, soprattutto i genitori, affinchè il Vangelo di Gesù, il vero modello di ogni uomo, sia annunciato, accolto e vissuto dalle nuove generazioni della nostra parrocchia – un laboratorio in cui si prepara per la vita.

Parte prima

Principi generali


1) La natura del Patronato

a) Il Patronato è l’espressione della sollecitudine educativa della comunità cristiana di San Michele Arcangelo nei confronti delle giovani generazioni e degli adulti; è uno strumento di educazione.
b) Il Patronato è il luogo privilegiato per l’educazione e formazione alla fede dopo la famiglia, anche se non unico. Il Patronato non è perciò, solo il bar, il campo, le attività, le proposte. Esso è dato invece dalle persone che vi operano e da quelle che lo frequentano;
c) Il Patronato riconosce la possibilità di una appartenenza diversificata, è aperto a tutti purchè, da parte di ciascuno, non vi siano preclusioni nei confronti delle sue specifiche finalità e vi si rispettino le elementari norme della convivenza sociale e civile;
d) Il Patronato, nell’educazione alla fede, tiene conto della gradualità della maturazione umana e cristiana e perciò non si limita a proporre la catechesi, ma offre una vasta gamma di attività, capaci di coinvolgere educativamente quante più persone è possibile, partendo dal diverso livello di maturazione umana e cristiana in cui ciascuno si trova.
e) Il Patronato non trascura nulla di ciò che può aiutare la persona a raggiungere in pienezza la maturità umana e cristiana.

2) Le finalità del Patronato

a) Il Patronato vuole accogliere fanciulli, ragazzi, giovani ed adulti ed educarli a costruirsi secondo il modello di uomo proposto dal Vangelo – l’uomo perfetto è Gesù Cristo.
b) Il Patronato vuole accogliere l’uomo e, attraverso un’azione educativa, introdurlo gradualmente alla conoscenza del piano di salvezza di Dio, coinvolgendolo; perciò il Patronato si mette al servizio della vita di coloro che accoglie.
c) Il Patronato mette Cristo al centro, come motivazione prima ed ultima di ciò che in esso si fa; accoglie Cristo, presente in ogni persona. Essa va educata e stimolata. La persona viene accolta anche con i suoi limiti e le sue fragilità personali e viene educata a superarli.
d) Il Patronato accoglie tutti, senza pregiudizi o selezioni, promuovendo il rispetto, il dialogo, la tolleranza, la responsabilità, puntando sempre nel rispetto delle libere scelte personali, all’educazione della capacità di integrare fede e vita.

In sintesi, il Patronato vuole aiutare tutti a trovare il loro posto nella società e nella Chiesa, mettendo la propria vita a servizio degli altri, sull’esempio di Cristo, uomo perfetto, modello di umanità riuscita, che chiama tutti a seguirlo.

3) Obiettivi

a) Ogni attività del Patronato deve avere obiettivi chiari, che i vari animatori e volontari perseguono con consapevolezza e verificano al termine dell’iniziativa. Insieme agli obiettivi vanno determinati i mezzi più adatti per raggiungerli, perciò occorre un minimo di metodologia.
b) Gli obiettivi e le attività proposte devono essere adatti ai destinatari e rispondere ai loro bisogni di crescita e di vita.
c) Ogni cammino educativo deve essere costruito secondo tappe chiare, possibili da raggiungere e da verificare.
d) Gli obiettivi delle singole attività o proposte, come quelli di ogni intervento educativo, devono essere in linea con la finalità generale del Patronato.

4) Metodologia

Gli operatori di ogni singola attività educativa determinano i mezzi concreti per raggiungere gli obiettivi ad essa inerenti.

Principi metodologici fondamentali

a) Fedeltà all’Incarnazione
- l’azione educativa del Patronato produce proposte grazie alle quali sia possibile incontrare Dio “dentro” la vita;
- ogni proposta va fatta partendo dalle esigenze dei destinatari, dalle loro domande e dai loro interessi;
- le attività che il Patronato propone sono tutte importanti, anche se non lo sono allo stesso modo. Si annuncia il Vangelo, si prega, si gioca, si fa sport, ecc., con l’intento di far crescere una cultura della vita che apre alla fede;
- non devono mancare esplicite e chiare proposte di fede – la catechesi resta la più importante attività del Patronato.

b) Centralità della persona
- la persona va conosciuta e accostata singolarmente. Il rapporto personale è la via educativa privilegiata;
- delle varie “categorie” di persone vanno conosciuti i bisogni e le domande di vita;
- si curi, per quanto possibile, che vi sia un numero sufficiente di animatori e volontari;
- scelta prioritaria del gruppo, come luogo normale di crescita per la persona.

c) Pluralità delle presenze educative
- il Patronato valorizza le capacità di quanti prestano il loro servizio come educatori o collaboratori di vario genere; all’occorrenza ne sollecita la disponibilità o ne propone l’adesione.

d) Molteplicità delle proposte
- riaffermato come primario l’impegno della catechesi, si riconferma pure la necessità di attività ludiche, artistiche, ricreative, sportive o, in genere, tese all’animazione del tempo libero;
- il Patronato è aperto a tutto l’uomo, è aperto alla vita.

e) Tappe della vita del Patronato
- convocazione: il Patronato crea motivi e momenti di aggregazione con proposte “attraenti”;
- accoglienza: chi entra in Patronato deve sentirsi accettato, atteso, amato. Per essere ambiente educativamente accogliente, il Patronato sa farsi esigente nel chiedere rispetto per le sue finalità e per le norme della convivenza civile;
- proposta: in maniera esplicita o meno, secondo le opportunità e il grado di formazione raggiunto, a coloro che il Patronato ha aggregato e accolto va annunciato Gesù Cristo. Alla catechesi vanno consacrate le migliori energie!!!

Parte seconda

Itinerario Formativo Catechistico


La catechesi è al centro delle attività del nostro Patronato. Essa viene svolta attraverso le varie attività, tutte girando attorno alla proposta di catechesi. L’itinerario catechistico che la nostra Comunità offre è l’itinerario catechistico proposto dalla Conferenza Episcopale Italiana, ciascun catechista o animatore ha lo spazio necessario per sviluppare la propria intelligenza e fantasia nell’attualizzare l’annuncio catechistico purché rimanga in sintonia con i principi, le finalità e la metodologia proposte dall’itinerario catechistico stesso.

Parte terza

La comunità educativa del Patronato

A) I soggetti

La comunità educativa del Patronato è l’insieme di tutti coloro che si impegnano, a diversi livelli e con compiti diversi, a realizzare il Progetto Educativo del Patronato.
Ogni collaboratore vive la sua presenza in Patronato con atteggiamento di servizio e di umile disponibilità; in quanto condivide lo stesso ideale di servizio educativo, cerca e promuove l’unità e l’armonia tra tutti coloro che si dedicano all’animazione e alla gestione del Patronato.

1) La parrocchia
- Il Patronato è parte integrante della Parrocchia e di essa costituisce un’espressione fondamentale (vedi Principi generali!)
- La partecipazione alla vita del Patronato è il modo fondamentale con cui ragazzi, adolescenti, giovani e adulti sono inseriti nella Parrocchia: essi, in quanto vivono nel Patronato e partecipano alle sue attività, sono parte di essa. Per molti di loro, il Patronato rimane addirittura l’unico punto di contatto con la realtà parrocchiale.
- In quanto educa alla vita di fede e alla partecipazione responsabile, il Patronato prepara i futuri membri attivi della Comunità parrocchiale.
- Vista la sua funzione di “vivaio” della Parrocchia, il Patronato deve essere oggetto di particolare cura ed attenzione da parte di essa. Di quest’attenzione si fa particolarmente carico il Consiglio Pastorale Parrocchiale (CPP). La presenza dei sacerdoti e di alcuni animatori del Patronato nel CPP, garantisce il collegamento tra quest’ultimo e il Patronato stesso. Il CPP fornisce eventuali indicazioni o proposte; cura che l’azione educativa del Patronato si inserisca nella più vasta azione pastorale della Parrocchia.

2) Il parroco
- In quanto responsabile primo, a nome del Vescovo, di tutta la Parrocchia, il parroco è il punto di riferimento principale anche nel Patronato. Come tale, egli presiede, di diritto, gli organismi di gestione del Patronato stesso. Nell’adempimento delle sue responsabilità, si avvale della collaborazione dei responsabili delle varie attività (educative e di gestione) ai quali spetta il compito di agire concordando con lui scelte e iniziative, sulle quali lo tengono costantemente informato.

3) Il sacerdote responsabile
- Suo ruolo primario è l’animazione e il coordinamento delle varie realtà educative. Suo punto di riferimento è il parroco, responsabile primo anche del Patronato alla cui gestione è da lui delegato. Con i collaboratori si mostra disponibile nell’ascoltare esigenze, idee e proposte. Da parte dei collaboratori va tenuto un atteggiamento consapevole delle sue responsabilità e di accettazione del suo ruolo, anche quando non si condividessero alcune sue scelte. E’ sua responsabilità il collegamento e la collaborazione con le varie forze operanti per l’educazione dei ragazzi e dei giovani nel Territorio. Ha il compito di presenza e di sensibilizzazione nel CPP.

4) Animatori
- Si ritengono animatori: i responsabili di gruppi, i catechisti, i coordinatori di servizi e programmi, i dirigenti, gli animatori di varie attività …
- Essi svolgono il loro servizio in stretta collaborazione con il sacerdote responsabile del Patronato, con il quale concordano iniziative, discutono di eventuali problemi e intrattengono un rapporto personale di fiducia e di stima. Nessun animatore compie la sua opera senza collegarsi a quella della comunità educante di è cui parte.

5) Genitori
- La testimonianza e l’inserimento dei genitori nel Patronato sono necessari per la ricchezza dell’esperienza e per la loro primaria responsabilità educativa.
- Spetta loro per primi educare cristianamente i figli sul piano civile, morale e su quello della fede.
- In concomitanza col cammino di fede dei figli, il Patronato organizza incontri con i genitori (non solo in preparazione ai sacramenti, ma anche per il catechismo) per aiutarli a capire meglio i Sacramenti a cui i figli accedono, per coinvolgerli attivamente nella preparazione e nella celebrazione dei Sacramenti stessi, per approfondire alcuni argomenti specifici di fede, per studiare dei problemi tipici della preadolescenza e dell’adolescenza.

B) Le attività e le strutture

La comunità educativa del Patronato realizza il suo compito mediante molteplici attività, tra loro coordinate, servendosi delle strutture a sua disposizione. Tutte le attività del Patronato devono avere carattere educativo, secondo quanto affermato riguardo alla natura del Patronato, alle sue finalità e agli obiettivi di ciascuna iniziativa (vedi Parte I).

1) Catechesi ed attività formative
a) Il Patronato cura la formazione dei fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti, dei giovani e degli adulti mediante varie iniziative miranti all’esplicito annuncio della fede, all’educazione del rapporto con Dio e alla formazione delle coscienze. Queste attività sono: la catechesi, le celebrazioni, le proposte di preghiera, l’animazione liturgica, incontri a tema, ecc.
b) Di molta utilità può risultare il contributo offerto dalle associazioni o dai movimenti ecclesiali. Secondo l’opportunità se ne favorisce la nascita e l’inserimento in Patronato, ferma restando la loro finalizzazione a servizio della sua azione educativa.
c) La catechesi resta il principale mezzo educativo del Patronato; ad essa tutte le altre attività sono subordinate e fanno riferimento. Per quanto concerne gli obiettivi e i contenuti della catechesi, si veda la parte seconda di questo Progetto Educativo (…).
d) Complemento indispensabile della catechesi, nella formazione della vita di fede, è la proposta della preghiera, da attuare nei modi e nei tempi che si ritengono di volta in volta più opportuni.
e) Conferenze, incontri-dibattito, tavole rotonde. Nei momenti significativi della sua vita, il Patronato promuove incontri di riflessione per i ragazzi, giovani e adulti.
Cicli di conferenze su temi di vita spirituale, di impegno ecclesiale o sociale sono un servizio utile ed opportuno, con una attenzione particolare per i giovani.

2) Iniziative e strutture di carattere ricreativo e sportivo
L’azione educativa del Patronato non è indirizzata alla formazione di una spiritualità che non tiene conto della globalità della persona; di essa, invece, cura la crescita integrale: “Il Patronato è aperto a tutto l’uomo, è aperto alla vita”(parte I).
a) Il bar
- il bar del Patronato è una risposta al bisogno dei ragazzi, dei giovani e degli adulti di incontrarsi in modo sereno per occupare parte del tempo libero.
- il bar del Patronato non è il Patronato, ma una delle sue attività, nemmeno la più importante; il Patronato non si identifica con il bar. Chi lo frequenta, ne deve usufruire nel rispetto delle finalità e della natura del Patronato.
Il bar dev’essere affidato a persone sensibili ai valori educativi cristiani, allo scopo di impedire che esso somigli ad un qualsiasi locale pubblico. I turnisti a cui viene affidato il servizio al bar sono considerati a tutti gli effetti, educatori. Pertanto, devono svolgere il loro compito sentendosi corresponsabili dell’azione educativa del Patronato. Devono perciò tenere un atteggiamento di disponibilità e cordialità nei confronti dei ragazzi e dei giovani, adempiere coscienziosamente i doveri inerenti alla loro specifica funzione, usare un comportamento ed un linguaggio esemplari. E’, ancora, loro compito vigilare affinché il comportamento ed il linguaggio dei frequentatori del bar siano corretti e rispettosi sia delle elementari norme della buona educazione, sia delle convinzioni di fede di cui il Patronato è al servizio. Per ciò è necessario che gli incontri con i turnisti siano frequenti.
Il bar del Patronato dev’essere in regola con tutte le normative vigenti, sia quelle igienico-sanitarie, sia quelle sulla sicurezza e/o di altro tipo. Nel bar, come in tutti gli altri ambienti ed attività del Patronato, è vietato fumare.
Non si somministrano alcolici di nessun tipo e in nessuna quantità ai minori di anni 18. Anche a coloro che hanno raggiunto la maggiore età è permessa la consumazione solo in misura ragionevole. Sempre con una intenzione educativa si potrebbe arrivare anche alla decisione di non somministrare nessun tipo di alcoolico a nessuno.
E’ rigorosamente vietata ogni forma di gioco d’azzardo.
I videogiochi funzionano solo quando non ostacolano le attività catechistiche e le iniziative di animazione.
Il bar del Patronato, in quanto ambiente di ritrovo, deve favorire l’incontro e il dialogo tra coloro che lo frequentano. Pertanto, l’apparecchio televisivo in esso installato, funziona solo in occasione di trasmissioni sportive e telegiornali o di approfondimento e culturalmente rilevanti.
E’ comunque vietata la visione di programmi o spettacoli che non diano sufficienti garanzie di moralità.
Gli orari di apertura e chiusura del bar e i relativi turni di servizio vengono stabiliti da un apposito calendario.

b - Il gioco e lo sport.
Il gioco come valore educativo.
a - Il gioco è espressione tipica dell’uomo, soprattutto per l’età che va dalla fanciullezza all’adolescenza. È un valore che il Patronato accoglie ed educa, non tanto come tecnica competitiva, ma come momento forte di socializ¬zazione e tramite di formazione.
b - È compito degli animatori preposti alle attività ricreative organizzare, in determinate circostanze, giochi “comunitari” che sviluppano la capacità di relazione tra i ragazzi.
c - Buona parte del gioco praticato in Patronato è di tipo spontaneo (non organizzato). Anche in questo caso è importante la presenza amichevole e vigile degli animatori.

Sport
a - Particolare forma di gioco è lo sport. Esso in Patronato, non può essere considerato solo come attività fine a se stessa; va invece inteso come mezzo per lo sviluppo delle potenzialità psicofisiche e per la formazione di determinati valori, che stanno alla base sia della convivenza umana, sia della vita cristiana: lealtà, valorizzazione del corpo e delle proprie doti, rispetto delle capacità altrui, dominio di sè, spirito di sacrificio, rispetto dell’avversario, collaborazione.
b - È compito degli allenatori e dei dirigenti sportivi inculcare tali valori nei ragazzi e nei giovani.
Essi sono educatori a tutti gli effetti. Vale, quindi, anche per loro quanto affermato degli animatori in genere.
È tuttavia possibile che il compito di allenatore sia affidato anche a persone non impegnate in un cammino di fede. Anche in questo caso, è loro compito educare ai valori sopra indicati e offrire un esempio di correttezza sia nel comportamento che nel linguaggio, specialmente per quanto concerne la bestemmia.
c - Le iniziative sportive del patronato devono ispirarsi a questi irrinunciabili principi:
- tutti hanno diritto allo sport, anche i più deboli e i meno dotati;
- va rifiutato un agonismo ad oltranza, in quanto pregiudica la lealtà nel gioco e il rispetto della persona.
d - Nella misura in cui lo si ritiene utile dal punto di vista educativo, vengono organizzati dei tornei, per le varie età.
- A coloro che vi partecipano, specialmente se adulti, dev’essere fatto presente in modo chiaro e preciso lo stile secondo cui dev’essere vissuta la competizione sportiva in Patronato. Venga perciò steso un regolamento da consegnare ai singoli giocatori.
- Gli organizzatori del torneo e gli arbitri devono mostrarsi particolarmente severi nell’esigere un comportamento corretto da parte dei giocatori.

Uso delle attrezzature sportive
a - Gli impianti sportivi del patronato sono patrimonio di tutta la Comunità parrocchiale. È perciò diritto di tutti utilizzarli, fatti salvi, però, i prevalenti diritti dei ragazzi.
L’utilizzo avviene nei giorni e negli orari di apertura del Patronato stesso.
b - Tutti coloro che usano degli impianti sportivi del Patronato, devono farlo nel rispetto di questo ambiente e delle sue specifiche finalità educative.
La fruizione o il noleggio di questi impianti possono essere negati a gruppi che manifestano un comportamento contrario a queste finalità, nonostante i richiami in tal senso.
Si predisponga un regolamento opportuno.

c- attività teatrali, musicali, espressive, turistiche
L’educazione integrale della persona esige che si valorizzi il bisogno di sano protagonismo e le capacità espressive dei ragazzi e dei giovani e non solo.

Tali attività:
- sono occasione per creare nuovi rapporti tra i ragazzi;
- permettono la scoperta e la valorizzazione delle doti che ciascuno ha ricevuto in dono;
- offrono ai ragazzi e ai giovani la possibilità di un contatto più continuo — e perciò maggiormente fruttuoso — con gli animatori;
- costituiscono, spesso, l’inizio di una partecipazione più attiva alla vita del Patronato;
- rappresentano un mezzo attraverso cui comunicare agli altri determinate convinzioni e, perciò, una forma di educazione al servizio e all’apostolato di testimonianza.

È compito degli animatori preposti a queste attività perseguire con consapevolezza gli obiettivi sopraindicati e renderli chiari a coloro che vi partecipano.

È pure loro impegno fare in modo che anche la forma espressiva e il suo allestimento siano il più possibile curati, al fine di evitare improv¬visazioni, che risultano nocive al messaggio che si vuole comunicare.

d - Iniziative di carattere turistico.
Vengono effettuate per permettere ai ragazzi, ai giovani e alle famiglie di socializzare, nell’ambito di una cornice diversa da quella in cui si vive la vita quotidiana.
Devono inculcare l’idea che è possibile far coesistere momenti dedicati all’incontro con Dio con il tempo dedicato allo svago e al sano divertimento: Dio è Signore anche del tempo libero!

Tali iniziative vanno però attuate solo se vi sono sufficienti garanzie riguardanti la sicurezza e la vigilanza, soprattutto dei minori.

e – attività culturali
Nella misura delle sue possibilità, il Patronato deve farsi promotore di iniziative di carattere culturale.
Esse mirano a far conoscere, approfondire e diffondere una visione cristiana della vita, di fatti e problemi; devono educare ad una riflessione critica sulle culture, sulle idee correnti, sulle mode che pervadono il nostro tempo.
Sempre in questo ambito, si deve cercare di educare ragazzi e giovani ad un uso costruttivo e critico dei mezzi di comunicazione sociale.

f – attività estive
Molti aspetti delle attività finora descritte confluiscono nelle iniziative estive.
Loro obiettivo fondamentale è quello di educare i ragazzi e i giovani a vivere da cristiani anche la vacanza; offrono a coloro che vi partecipano la possibilità di armonizzare valori umani e cristiani; propongono un’utilizza¬zione fruttuosa del tempo libero.
Il tema formativo dell’esperienza viene concordato dal responsabile del patronato con gli animatori, con i quali si incontra per analizzare la traccia del cammino, da lui eventualmente predisposta, per svilupparla nel modo più opportuno.
Il programma di massima di queste esperienze viene portato a conoscenza di coloro che intendono parteciparvi e dei loro genitori.
Nel corso dell’esperienza, la prima testimonianza che responsabile del patronato e animatori offrono ai partecipanti è la comunione tra loro e la condivisione di ogni esperienza con spirito di servizio e di corresponsabilità.
Ogni persona che contribuisce alla realizzazione dell’esperienza, qualsiasi servizio compia, deve agire in collaborazione e comunione con il responsabile del patronato e gli animatori.
Durante il cammino, responsabile del patronato e animatori si incontrano per verificare l’andamento dell’esperienza. Un incontro di verifica globale va effettuato anche al termine di essa.
Il tipo di attività estive da realizzare viene stabilito di anno in anno, secondo l’opportunità.
Di ciascuna venga stilato e pubblicato un Progetto Educativo.

IL PATRONATO E GLI ALTRI CENTRI EDUCATIVI


1 - LA FAMIGLIA
Il Patronato si apre alla famiglia, ne integra l’opera educativa e la stimola; la sostiene nel difficile compito di educare alla fede i figli.
Da parte sua la famiglia deve assecondare e favorire l’azione educativa del Patronato, caldeggiando la partecipazione dei figli alle attività che esso propone, prima fra tutte la catechesi.
Impegno particolare dei genitori è anche quello di partecipare alle iniziative nelle quali sono invitati a coinvolgersi.

2 - LA SCUOLA
L’opera formativa nei confronti delle nuove generazioni richiede la convergenza educativa tra Famiglia, Patronato e Scuola.
Tra Patronato e Scuola, nel pieno rispetto della autonomia e delle caratteristiche delle due istituzioni, possono essere proposte e coordinate iniziative di comune interesse; può essere utile lo scambio di informazioni su attività che riguardano i ragazzi.

3 - IL MONDO DEL LAVORO
Il Patronato deve prestare particolare attenzione ai problemi del lavoro.
La catechesi delle varie età e l’azione educativa in genere del Patronato devono formare l’adolescente e il giovane al “senso cristiano” del lavoro, anche nella prospettiva di un’autentica solidarietà.
Si studino iniziative adatte a preparare il giovane all’impatto con il mondo del lavoro e a seguirlo nelle concrete difficoltà.

4 - IL TERRITORIO
La persona vive in un Territorio, al quale il Patronato si apre per creare, nel limite del possibile, occasioni di collaborazione educativa. Il Patronato presta tale collaborazione senza rinunciare alla propria specifica finalità e metodologia.
È compito del Patronato formare i ragazzi e i giovani affinché si sentano partecipi dei problemi che interessano la gente nel Territorio, come la casa, la cultura, la sanità, le strutture a servizio dei bisognosi, le iniziative contro la droga, la violenza e l’emarginazione. In questo ambito, realtà a cui il Patronato deve sensibilizzare o preparare sono: l’impegno sociale, il servizio alla comunità civile mediante l’assunzione di responsabilità amministrative, politiche e sindacali, il volontariato, l’obiezione di coscienza, il servizio militare e civile, ecc.


NORMA TRANSITORIA

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale nel momento di proporre il Progetto Educativo del Patronato San Michele, ha valutato corrispondente alle sue linee educative, la proposta fatta dall’associazione nazionale “NOI Associazione – Circoli e Oratori –“ di cui il Patronato San Michele è socio, e stabilisce di accoglierne la collaborazione e di fare di “NOI Associazione” il primo referente per l’attuazione del Progetto stesso condividendone lo Statuto e il Regolamento.

Il Progetto Educativo del Patronato San Michele si attuerà seguendo lo stile, la proposta, la strutturazione organizzativa del “CIRCOLO NOI – PATRONATO SAN MICHELE” iscritto all’Associazione Nazionale “NOI Associazione – Circoli e Oratori –“.


Approvato in S. Angelo Di Piove il 9 febbraio 2011

il Consiglio Pastorale Parrocchiale