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Scritto da don Angelo Scarabottolo   
Omelia nella notte di Natale 2012
 
 
L’invito del profeta Isaia: “Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme”, può sembrare una provocazione, peggio, un augurio di pessimo gusto, di chi vuol girare il coltello nella piaga. Come si permette un profeta di invitare alla gioia un popolo stremato dalle crisi politiche, economiche, religiose… è un po’ come augurare la gioia del Natale a chi non sa come mettere insieme il pranzo con la cena; e questo Natale saranno più del Natale scorso.
 
Veniamo alle letture: l’occupazione romana dei tempi di Gesù era soltanto l’ultima di una lunga serie; paese di scarso valore economico, ma di eccezionale rilevanza strategica, la Palestina aveva subito l’invasione degli Egizi prima; poi degli Assiri, dei Babilonesi, dei Persiani, dei Greci... I fatti di oggi sono la triste conferma che la Palestina è la cassa di risonanza di tutti gli interessi, la valvola di sfogo di tutti i conflitti che covano sotto la cenere della terra.
 
Tornando ai giorni di Gesù, il Regno di Israele non solo era sottoposto a umilianti vessazioni politiche da parte di una superpotenza straniera; era costretto a sopportare anche la vergogna dei tributi a Cesare: si sa, la supremazia politica si fonda su quella economica e finanziaria: le tasse riscosse nelle Province erano ossigeno per i polmoni di Roma e consentivano di finanziare vecchie e nuove campagne militari.
 
Le profezie – ricordate le pagine di Geremia, Baruc, Sofonia e Michea, lette durante le 4 Domeniche di Avvento? – erano rimaste sulla carta, chiuse a chiave nei libri sacri… E, a giudicare dalle vicende storiche, la loro realizzazione sembrava ancora parecchio lontana. Qualcuno si era stancato di aspettare; qualcun altro si era dimenticato, o ignorava addirittura che il Messia sarebbe nato a Betlemme di Giudea …a cominciare dal Re di Israele.
 
Gerusalemme era dunque ridotta a un cumulo di rovine, un posto dimenticato da Dio…
 
L’invito di Isaia a prorompere in canti di gioia non è una provocazione, o forse sì… una sfida ad aprire gli occhi sulla realtà! Avete dato credito ai sogni di gloria di una classe politica incapace e corrotta, solo chiacchiere e distintivo, e siete caduti in basso! Avete mantenuto un tenore di vita ben al di sopra di ciò che potevate permettervi e avete fallito. Vi siete illusi che almeno le autorità religiose fossero dalla vostra parte, ma anche loro preferivano curare i propri interessi, piuttosto che quelli del popolo – sto parlando dei tempi di Isaia, mica di oggi! –.
 
Ora siete prostrati nella polvere, il vostro corpo è steso a terra (cfr. Sal 44); forse ora vi ricorderete di Dio, forse la vostra fede rivivrà …vi resta soltanto quella! Siete nella condizione migliore per ascoltare l’annuncio del Natale del Signore. Dio viene a visitarvi, Dio in persona!
Non ha bisogno di campagne elettorali, Lui, né di un programma di governo. Nessuna retorica populista, né specchietti per allodole, né scoop propagandistici.
 
Possiamo stare tranquilli! Anzi, abbandoniamoci all’euforia!
L’offerta di Dio non nasconde alcuna dietrologia, o secondi fini…
 
Sapete qual è la cosa più bella? Non siamo costretti a scegliere tra Dio e il mondo!!
Bene canta la liturgia dell’Epifania: “Non toglie i regni umani Chi dà il regno dei cieli.”
Possiamo dedicarci a Dio con tutto il cuore, senza rifiutare tout court, tantomeno demonizzare gli affari del mondo! possiamo spenderci per Dio e per gli uomini, realizzando le legittime aspirazioni familiari, professionali, culturali, artistiche …e chi più ne ha più ne metta!
San Paolo scrive: “Tutto posso in Colui che gli dà forza”(Fil 4,16); continuiamo a fare tutto ciò che già facciamo, e tanto altro ancora… ma facciamolo per Cristo, con Cristo e in Cristo!
 
Non è un modo di dire. Nella persona del Verbo incarnato e innalzato, tutto e tutti ritrovano la loro armonia primigenia; nulla è estraneo a Cristo. Gli opposti si incontrano nel segno della croce, i muri di separazione crollano, le periferie diventano il centro.
 
Il cuore di Cristo è grande abbastanza da contenere e amare l’umanità intera, anche quella di oggi, e anche quella di domani; lo abbiamo appena sentito nel Vangelo : “Dalla pienezza di Gesù, noi tutti, tutti, abbiamo ricevuto: grazia su grazia!”.
 
Come potremmo rifiutare il mondo? lo ha scelto Lui per sé, decidendo di nascere nelle fredde steppe di Betlemme! Oggi celebriamo questa scelta;
 
Per Dio, il mondo merita di essere amato, non per se stesso, ma perché lo ha creato Lui! di più, il mondo merita la visita di Dio! di più, il mondo merita addirittura la vita di Dio.
 
Il quarto Vangelo si può riassumere in queste semplici affermazioni. Semplici, ma tutt’altro che banali! Direi che sono affermazioni esplosive!
 
Del resto, lo stesso Giovanni dichiara che Dio è AMORE (cfr. 1Gv 4).
 
Il mio augurio è che tutti possiamo fare l’esperienza di questo amore infinito di Dio, non un amore qualsiasi. Un amore – quello di Dio – segnato dalla gratuità; un amore – quello di Dio – segnato soprattutto dal perdono. E dalla croce.
 
Non è facile sentirsi amati così, ancor meno facile amare così. In verità, il Vangelo non dice che la scelta cristiana sia una scelta facile… Non lo fu neanche per Dio, rifiutato fin dai suoi primi vagiti. Anche questo era scritto nelle profezie… e si è puntualmente avverato.
 
Buon Natale!