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A proposito di COMUNITA' PDF Stampa

LA COMUNITÀ

La parola "COMUNITÁ" è l'intestazione dello stesso foglietto settimanale che da anni viene pubblicato tutte le settimane: "COMUNITÁ CRISTIANA DI S. ANGELO".
Ciò non significa che quanti abitano a S. Angelo siano "già" Comunità bella – fatta, perfetta, a posto...  quanto piuttosto che siamo un gruppo di persone che "cercano di camminare insieme" per diventare... per essere... per riconoscersi come "Comunità".

Scrivere "Comunità di S. Angelo" è proiettare un ideale verso il futuro, è sperare in un traguardo a cui stiamo tendendo, ma che non raggiungeremo mai, se non in Paradiso... Non si è mai Comunità finita e perfetta... si è sempre in cammino per esserlo, sempre di più e sempre meglio.

Questo discorso vale per tutte le comunità cristiane del mondo, non solo per la nostra.

Nella Comunità di S. Angelo hanno sempre lavorato: sacerdoti, il Consiglio Pastorale, catechisti, animatori, Azione Cattolica, corale, Scuola dell’Infanzia, gruppi vari …; molte persone hanno prestato la loro opera di volontariato nella S. Vincenzo, responsabili dei locali e delle strutture per lavori e per pulizie, gruppo famiglie, animatori ACR e campi scuola, grest, ecc...

Qualcuno si è sentito ben accolto, in un clima caldo e aperto al dialogo e all'ascolto; ha incontrato persone con cui collaborare e dare un poco del suo tempo per il bene e far crescere la comunità. Qualche altra invece potrebbe aver trovato motivo per allontanarsi sbattendo la porta, per un torto subito e una parola di troppo udita e che lo ha ferito.

A volte qualcuno potrebbe esigere che la sua attività riceva un particolare riconoscimento che non viene; altri non se la sentono di lavorare con persone "indisponenti", di cui non si condividono le idee e le iniziative, ecc...  Altri semplicemente si stancano e si allontanano...

La Comunità non è costituita da persone perfette (il prete può esserlo anche meno dei suoi fedeli); e neppure sempre queste condividono gli stessi ideali religiosi (la fede, la stessa vita cristiana, la Messa della domenica, ecc.) ma possono essere disponibili a portare avanti finalità comuni a favore dei bambini, delle famiglie, dei poveri, ecc...

"Comunità" sottintende: collaborazione, condivisione, aiuto reciproco, dialogo, capacità di perdono scambievole, correzione gli uni gli altri, partecipazione ai problemi comuni, superare gelosie e rivalità, dimenticare i torti subiti... perchè chi lavora in comunità deve aspettarsi umiliazioni, chiacchiere alle spalle, torti e incomprensioni...

Collaborare insieme non significa condividere tutto con le persone e neppure con il sacerdote che è il responsabile della comunità... Si collabora perchè "la comunità ne ha bisogno", perchè la comunità manifesta molteplici esigenze... e ogni cristiano deve portare il proprio modesto contributo anche in mezzo a contrattempi e contraddizioni.

La Comunità si costituisce, cammina, educa alla fede ed educa alla vita cristiana, alla carità, al dialogo, al servizio nella carità... perchè quanti "credono" si ritrovano alla domenica attorno al medesimo altare e ascoltano la medesima Parola, la medesima riflessione, hanno momenti di vita in comune, si ritrovano a dialogare su argomenti condivisi, in alcune occasioni fanno festa insieme, condividono le medesime linee pastorali proprie della comunità...

Allora, solo se ci sentiamo parte della comunità, solo se la sentiamo come un momento di vita famigliare allargata, se ci sentiamo "persone" inserite nella vita comunitaria... siamo in grado di prestare la nostra opera: ci si adatta, si dialoga, si dà una mano anche a persone che non ci sono simpatiche, si fa il possibile per essere presenti ai momenti comunitari, si manda giù qualche torto, si collabora per il bene di tutti gli altri...

In questo cammino comune saremo in grado di accettare i limiti degli altri, chiudere un occhio, mandare giù una umiliazione, accettare una parola sgarbata o un'offesa... saremo in grado di sacrificare un poco del nostro tempo ... appunto perchè l'obiettivo (il bene comune della comunità) ci aiuta a superare incomprensioni, contrattempi, errori, divergenze di carattere, umiliazioni...

La Comunità nella quale ci troviamo a vivere è formata da persone che non ci siamo scelte noi, non sono tutti buoni, belli, bravi, educati, gentili, rispettosi... siamo tutti pieni di limiti e manchevolezze, con esigenze diverse, con sensibilità, orgoglio e gelosie...  ma per il bene della Comunità, ci diamo una mano e cerchiamo di collaborare. Chi viene per fare bella figura... o per qualche interesse... prende subito le distanze... qui c'è tutto da rimetterci: tempo, energie, pazienza, soldi, sonno, ecc...

E c'è spazio per tutti in una comunità, basta volerlo. Abbiamo bisogno di catechisti, di educatori, di animatori, di musicisti, di cantori, di addetti alle pulizie, di responsabili degli ambienti tenuti aperti e in ordine; abbiamo bisogno di pensionati, di signore e uomini anche fosse solo per un'ora al mese, abbiamo bisogno di studenti ed esperti in computer, di ministri per le liturgie domenicali, di lettori per la Messa, di qualcuno che fa da regia alle celebrazioni, di persone che organizzano i momenti di incontri e di preghiera, abbiamo bisogno di persone di buona volontà per contattare le famiglie nuove, abbiamo bisogno di organizzatori di feste, pranzi, sagra, di uomini per tagliare l'erba e per altri lavori manuali evitando spese con le imprese specializzate...

Abbiamo bisogno di tutti in una comunità !

Gesù ci ha suggerito che se ci prendiamo in comunità un lavoro, una incombenza, un ruolo... andiamo a cercarcelo tra quelli più umili, più faticosi, più nascosti, meno gratificanti... e nessuno ci invidierà o verrà a reclamare che gli abbiamo occupato il posto.

Un giorno gli Apostoli si misero a litigare su "chi fosse il più importante tra loro"; Gesù li chiamò vicini e disse: "Chi vuol essere più grande tra voi, si faccia piccolo, si metta al di sotto di tutti, si metta a servire tutti... Allora, nel servizio e quando si metterà ai piedi di tutti gli altri...  sarà veramente  grande".

Neppure la "Comunità di Gesù era perfetta", nonostante il Maestro sapesse far bene il suo mestiere!

Erano troppi (discepoli, farisei, scribi, classe sacerdotale) coloro che Lo criticavano e ai quali non andava mai bene nulla di quanto faceva o diceva Gesù.

Ripeto, neppure a Gesù è riuscita troppo bene la Comunità che si era creato attorno: uno lo ha tradito (Giuda), un altro ha fatto anche peggio (Pietro), tutti gli altri sono scappati, nel momento più critico (perdendo perfino la veste dalla velocità con cui scappavano... e avrebbero perso anche le scarpe... se le avessero avute).


Ritorno a proporre alcune ovvie considerazioni:

- uno degli obiettivi fondamentali di una parrocchia è costituire tra tutti i fedeli e praticanti una "Comunità".

Perchè la "Comunità" è un "obiettivo fondamentale" ?

Perchè solo la Comunità adulta, che ha compreso il proprio ruolo di "grembo che educa alla fede" rende possibile e "si fa carico in solido" (in cui cioè tutti devono sentirsi responsabili e solidali): delle liturgie domenicali e delle preghiere, della formazione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti; solo una parrocchia-comunità farà attenzione ai poveri, ai malati, agli immigrati; solo una parrocchia-comunità si farà carico perchè non vengano a mancare i volontari nelle attività e nei servizi,  sarà attenta alle missioni e alle adozioni a distanza, sarà in grado di esprimere anche delle vocazioni alla vita religiosa, ecc...
Forse, al fine di sentire e vedere la Comunità, sono necessarie meno Messe, meno folklore, meno apparenza, meno attività, meno rivalità, meno gruppi ognuno indipendente l'uno dall'altro, meno gelosie... e un poco di più altruismo, di generosità, di intelligenza, di pazienza, di umiltà...
Probabilmente bisognerà creare più spazio alle attività che favoriscano  gli incontri, il dialogo, lo stare insieme.
Ognuno dovrebbe impegnarsi al fine di costituire una "Comunità cristiana".... come ci sentiamo impegnati a costruire solida la nostra famiglia: senza seminare dissenso, chiacchiere, invidie, rivalità... e  "sopportando, se qualcuno ha di che lamentarsi nei confronti degli altri".

Tutti dobbiamo chiederci se facciamo parte di una Comunità.

Non basta abitarci.
Nessuno vuole escludere nessuno... anzi...; ma non c'è dubbio che certi atteggiamenti, prese di distanza, la sistematica non partecipazione alle attività e agli incontri che la Comunità propone, ecc... fanno sì che pur abitando a S. Angelo non si è "parte della Comunità".  La Comunità non riesce a riconoscere chi è "della Comunità": chi gira al largo, chi non frequenta, non entra in dialogo, non collabora, ecc...
Non perchè si voglia escludere qualcuno... quanto perchè si ha bisogno che tutti usciamo dall'anonimato e prendiamo posizione, ci "qualifichiamo" come cristiani che desiderano identificarsi con questa chiesa, con queste persone, con queste Liturgie, con queste linee pastorali, con queste idee, con queste attività, con questi spazi, con questo Consiglio Pastorale, con questo Parroco, con queste scelte...

Per il bene della Comunità è necessario prestarsi nel "volontariato"... non ci sono impegni, attività, servizi retribuiti... tutto è sulla linea della "gratuità"... Non aspettiamoci neppure un "grazie"... Tutto gratuito! C'è spazio e bisogno di tutti.

Tenendo presente tuttavia che in Comunità si lavora "per" e "in sintonia" con la Comunità... nessuno lavora per suo conto... come potrebbe succedere, per esempio, se una compagnia teatrale venisse a proporre uno spettacolo e poi si lamentasse della modesta partecipazione: la Comunità potrebbe non rispondere all'invito perchè percepisce questa compagnia e questa proposta come "estranee"... e non è interessata agli estranei... a meno che non vengano a proporre attività o iniziative originali, forti, coinvolgenti.

Lavorare in comunità significa trovarsi fianco a fianco e lavorare con persone che non abbiamo scelto noi, che magari hanno anche secondi fini per venire, che potrebbero approfittare della comunità... Non importa: noi cerchiamo di comportarci bene, con onestà e rettitudine, di prestarci non per farci vedere, per comandare o per riconoscimenti, ma perchè siamo convinti che come cristiani dobbiamo dare il nostro contributo alla comunità e tutti aspettano anche noi.

Si fa una difficoltà terribile, per esempio, trovare volontari per tenere aperto il bar del Patronato nei giorni feriali, al sabato pomeriggio e alla domenica... Siamo sempre tutti impegnati... però tutti ci farebbe piacere che il bar, dopo la Messa o al pomeriggio per una festina o un gelato venisse aperto da qualcuno...
So, per esperienza, che quanti si prestano per fare volontariato e per dare una mano sono sempre persone già impegnate con la famiglia e con il lavoro... Chi non ha nulla da fare... non ha tempo per nessuno!

Tutti coloro che lavorano in Comunità e vogliono far crescere la Comunità devono lavorare e impegnarsi tenendo presenti le linee pastorali della comunità.

Ogni gruppo e ogni cristiano devono sentirsi espressione della Comunità; devono esprimere (nelle iniziative, nella preghiera, nelle proposte, ecc....) quanto vive, professa e caratterizza la Comunità.
Possono esistere e operare una molteplicità di gruppi e trovare spazio molte attività nei locali e nell'ambito della parrocchia; tutti devono trovare accoglienza, anche coloro che non hanno riferimenti di fede.
Quanti però sono "espressione della comunità cristiana" devono operare in sintonia con le linee portanti e caratterizzanti la Comunità. ... se vogliono veramente essere "espressione della comunità" e non  "battitori liberi".

La linea pastorale di una comunità cristiana è data:

- dal Consiglio Pastorale, che solitamente tiene presente gli indirizzi pastorali della Diocesi e del Vicariato, ed esprime alcune attese, sottolinea alcune precedenze;
- dal Parroco: nelle omelie alla domenica, nei foglietti, negli incontri di gruppo, nei vari Corsi biblici o sui sacramenti, parlando con le persone, nei momenti di preghiera, ecc....
A questo indirizzo pastorale devono uniformarsi i cristiani che operano in comunità:
- il gruppo catechisti (è un gruppo che solitamente ha fatto un cammino di approfondimento);
- gli iscritti all'Azione Cattolica, che possono esprimersi anche in altre forme e modi in seno alla comunità, per un specifico carisma di questa associazione.  L'A.C. deve essere il gruppo trainante privilegiato della Comunità
- i gruppi di volontariato (S. Vincenzo, responsabili vari, animatori, NOI Ass.ne, ).
Ogni persona e ogni gruppo, operanti in una comunità cristiana, se hanno come obiettivo di far crescere una fede adulta e il cammino della comunità, devono essere portatori delle linee pastorali della comunità; devono essere i promotori della vita comunitaria, nei suoi indirizzi specifici...

Uniformarsi alle linee pastorali della comunità, non significa appiattimento o annullamento delle esperienze, delle iniziative e della ricchezza di singole persone e gruppi, ma è un potenziamento, un arricchimento della comunità.

Le comunità cristiane non devono essere "piatte", "uniformi", "massificate", tutte uguali... ognuna ha la sua vita, come ogni famiglia, ha una propria vitalità e originalità.
E' questa specifica caratteristica propria di ogni comunità (conferitale da tutti i suoi componenti) che deve balzare agli occhi e contraddistinguere una Comunità da un'altra... e che invoglia a farne parte e si fa "grembo che genera la fede e il servizio".