omelia notte di Natale 2013 Stampa

Omelia nella notte di natale 2013

Care sorelle e cari fratelli, “il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano nelle tenebre una luce rifulse”. Questo è il Natale innanzitutto. E’ luce nelle tenebre, le tenebre della crisi, di un tempo difficile, ma anche il buio di quando vediamo solo noi stessi e non ci accorgiamo di chi soffre più di noi. Infatti il buio è anche nel mondo. E’ buio tra i popoli in guerra, è buio in Irak e in Pakistan in Sud-Sudan e in Siria, soprattutto per i cristiani. E’ buio nella vita di tanti poveri, nelle giornate dei disoccupati, delle famiglie in difficoltà, di anziani abbandonati e dimenticati, è buio nelle carceri e per i condannati a morte. Gesù viene nel buio del mondo. Vuole essere luce, luce di vita, di amore, di misericordia, di pace in un mondo segnato da troppa violenza di parole e di gesti.

   Ma può venire tanta luce da un bambino? Noi siamo troppo abituati al Natale, che ne perdiamo talvolta il senso e la forza. Dio si avvicina a noi, si abbassa per amore nostro, entra nei cuori con la sua forza dolce, buona, forza di pace. Il suo nome infatti “sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”. Abbiamo bisogno di pace, nei cuori, nelle famiglie, tra generazioni, nelle nostre città e nei paesi, nelle contrade, nei palazzi, anche nelle nostre realtà ecclesiali. C’è troppa conflittualità, troppo spirito di contrapposizione, inutili litigi, cuori induriti e intristiti da rabbia e da rancori, bocche pronte a colpire e a parlare male degli altri. Pace è il nome di Natale, perché pace è il nome di Dio, che si mostra a noi nel bambino di Betlemme. Lo abbiamo ascoltato dal Vangelo di questa notte nel canto degli angeli, quel “Gloria” che cantiamo ogni domenica all’inizio della Messa, quasi e ricordarci che la Domenica inizia sempre dal Natale: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. La gloria degli uomini si ottiene nella sconfitta del nemico, la gloria è il trofeo della guerra. La gloria di Dio coincide con la pace tra gli uomini. Sembra quasi strano per noi che sia così. Eppure Dio vince perché dona la pace, perché vede nascere la pace tra noi. E’ sempre stato il suo sogno, dai tempi di Caino e Abele a quelli di Noè, quando fece sorgere l’arcobaleno dopo il diluvio accompagnato da una colomba di pace. Cari fratelli, il bambino di Betlemme, Gesù, ci viene a portare la pace che non sappiamo darci da soli. Ritroviamo la pace nei cuori, tra noi, impariamo dal nostro Dio a gloriarci solo della vittoria della pace.

   Gesù nacque in un tempo difficile. La sua terra era dominata dai Romani. Lo abbiamo ascoltato nel Vangelo di Luca: Cesare Augusto era l’imperatore di Roma, Quirinio il governatore della Siria, da cui dipendeva la Palestina. Da Nazaret in Galilea Giuseppe salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per il censimento. A Betlemme Maria diede alla luce il figlio Gesù, che depose in una mangiatoia perché “non c’era posto nell’alloggio”. Gesù nasce ma non trova posto nelle case degli uomini. E’ il mistero del Natale. Dio viene in mezzo a noi, ma non c’è posto per lui nella vita degli uomini. Allora come oggi ognuno è preso da se stesso, da impegni e faccende da sbrigare. Si fa fatica a far posto al Signore. Si ha sempre da fare. Questa notte abbiamo scelto di fare posto a lui. Per questo siamo qui in tanti. Abbiamo bisogno di far posto al Signore nelle nostre giornate, perché abbiamo bisogno di ascoltare la sua parola, di riconoscere il nostro peccato, di accostarci alla sua mensa, per imparare a vivere nella pace e nell’amore che egli ci dona quando lo incontriamo. Ogni volta che siamo qui, quando entriamo nella sua casa, quando ci rivolgiamo a lui nella preghiera, noi gli facciamo posto.

   Chi sono i primi ad accorrere a Betlemme da Gesù? Sono dei pastori, gente che si occupa del gregge perché sia protetto dai lupi e dai briganti. Nella Bibbia e nei Vangeli i pastori sono il simbolo di uomini che si occupano degli altri. Gesù stesso si presenterà come il Buon Pastore. Così a Betlemme si manifesta già quello che sarà il senso della vita di Gesù: egli è venuto per noi, per occuparsi di noi, perché nessuno vada perduto. Anche i pastori erano al buio, ma nella notte videro la luce della gloria del Signore. Essi, dice il Vangelo, “furono presi da grande timore”. Non si può non avere timore davanti alla luce di Dio. Il timor di Dio è il principio della sapienza, dice la Bibbia, perché solo chi sa stare con umiltà di fronte al Signore lo ascolta e quindi diventa saggio, sa compiere le scelte giuste nella vita di ogni giorno. Chi ascolta solo se stesso, chi pensa di aver sempre ragione, rimane stolto e sbaglia senza neanche accorgersi. Oggi la luce del Signore ci illumina, fratelli e sorelle. La moltitudine dell’esercito celeste, gli angeli di Dio, un esercito pacifico, ci annuncia la pace. Accogliamo con gioia questo annuncio, custodiamolo nella vita di ogni giorno, diventiamo tutti operatori di pace, come i pastori impariamo ad occuparci non solo di noi stessi. A Natale Gesù bambino affida un compito importante a ognuno di noi, giovane o vecchio, uomo o donna, debole o forte, povero o ricco: essere operatore di pace ovunque ci troviamo, comunicare con le parole e i fatti l’amore che Gesù ha per ognuno di noi.

   Non buttiamo via questa occasione che il Natale ci offre per cambiare la nostra vita. Ogni cristiano sa che il Vangelo chiede di cambiare se stessi. Spesso pretendiamo che gli altri cambino, ma non facciamo niente per cambiare noi stessi. In questo tempo difficile il Signore guarda ancora con più amore alla nostra vita, conosce le nostre preoccupazioni, le incertezze del futuro, la fatica talvolta della malattia e della debolezza del nostro corpo. Per questo torna in mezzo a noi, ci parla. La sua parola ci chiede di uscire dal pessimismo e dal facile lamento per assumerci la responsabilità di contribuire a migliorare noi stessi e il mondo che ci circonda. La crisi che attraversiamo non ci costringa a pensare solo a noi stessi. “Non temete”, non abbiate paura, disse l’angelo ai pastori. Lo aveva detto anche a Maria che si era impaurita davanti alla parola dell’angelo. Ci sono tante paure, tanti timori nel nostro cuore. “Non avere paura”, ti dice Gesù bambino. Se ascolti il Vangelo, se accogli Gesù nei piccoli e nei bisognosi, se vivi la pace e l’amore, vincerai la paura. Se ascolterai solo te stesso e vivrai solo per te, sarai sempre nella paura, sarai insoddisfatto e triste e renderai difficile la vita degli altri. La gioia del Natale viene dal dono che riceviamo: Gesù in mezzo a noi. Non avere paura se oggi a causa della crisi dovrai rinunciare qualcosa a cui ti eri abituato. Ciò che conta è quello che abbiamo nel cuore. Ciò che conta sono la pace e l’amore. Il resto perirà. Oggi il Signore ci dona la gioia della sua presenza. Lui è piccolo, è solo un bambino, ma ha la forza dell’amore di Dio. Se tu lo accogli, vivrai la gioia e sarai nella pace. Grazie Signore, perché torni in mezzo a noi. Ti preghiamo, insegnaci ad accoglierti per gioire della tua presenza e comunicare agli altri la forza del tuo amore e di quella pace che cambia il mondo.