Veglia Pasquale 2012 Stampa
Scritto da don Angelo Scarabottolo   

Notte di Pasqua 2012

Care sorelle e cari fratelli, un canto di gioia si ode in questa santa notte, dopo aver vegliato accanto al sepolcro di Gesù, ignari anche noi come quelle donne di quell’annuncio dell’angelo: “Non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto”. Come può un angelo del Signore mettere paura?

Eppure l’annuncio di questa notte non è scontato. Non tutto è scontato nella vita cristiana. L’abitudine rischia persino di umiliare il Vangelo della morte e resurrezione del Signore, come indebolisce la forza della parola di Dio.     A Pasqua dovremmo tornare tutti un po’ più bambini e lasciarci sorprendere da questo Vangelo straordinario e inatteso della vittoria di Cristo sulla morte. Andiamo a cercare Gesù, come fecero quelle donne. Cerchiamolo oggi dopo la sua passione e morte, cerchiamolo ogni giorno là dove egli si manifesta, nella Pasqua che celebriamo ogni domenica nella Santa Messa, cerchiamolo nelle vie di dolore di tanti poveri del mondo e della nostra terra. Lì troveremo un angelo che ci parla della resurrezione, della presenza tra noi di Gesù come il risorto e il vivente, il consolatore, l’amico della nostra vita.. Quell’angelo si trova nella Chiesa di Dio, nella tua comunità, che ogni domenica di invita a celebrare la Messa, memoria efficace della morte e resurrezione del Signore.

   Oggi la vita si rinnova. E’ una nuova creazione. Quella parola dell’angelo risuona come la parola degli inizi, quando Dio parlò e tutto fu creato. Nella Pasqua tutto si rinnova. Noi, insieme al mondo intero, possiamo non essere come prima. Quanto pessimismo e quanta rassegnazione dominano i nostri pensieri, i sentimenti, le nostre scelte. Siamo in un mondo che accetta passivamente ogni cosa, come se fosse naturale. Persino gli eventi più drammatici non sconvolgono e non interrogano più di tanto. Tutto passa, come se fossimo sempre in un film. Ci hanno abituati al reality show, dove il reale è uno show, un film, tutto finto, davvero niente di reale e di vero, solo esibizione di se stessi. L’ironia è che ci sono persino dei vincitori. Intanto milioni di uomini e donne soffrono, mentre altri, una minoranza, prendono la vita come un gioco e una finta, oppure come il palcoscenico su sui esibire la propria forza, la propria bellezza e la propria ricchezza sbattendole in faccia agli altri, soprattutto ai poveri, illudendoci che questa è la vita. Così niente cambia e tutti, chi in modo allegro e chi in maniera più triste, ripetono se stessi nella speranza che qualcuno si accorga di loro.

Qui non siamo in un film, non ripetiamo un rito antico e consolatorio, che la Chiesa ci fa celebrare per incoraggiarci e rallegrarci dopo la Quaresima e il Venerdì Santo. No! Qui si canta l’evento più straordinario della storia, che ritorna con la medesima forza ogni volta che lo celebriamo: Cristo è risorto dai morti e non muore più. Perché continui a cercare tra le cose morte, quelle che passano? Perché poni la tua fiducia in te stesso e ripeti con abitudine e stanchezza la tua vita, come se nulla potesse cambiare? Gesù ti precede, sta davanti a te, è lì che ti aspetta, come attese i suoi discepoli in Galilea, là dove li aveva incontrati la prima volta. E’ come se Gesù volesse cominciare di nuovo con ognuno di noi la sua storia di amicizia. Non indugiare nelle tante paure e incertezze, che ti inducono a seguire in maniera conformista e calcolatrice la mentalità della nostra società materialista, senza spirito e cuore. Oggi la storia prende una nuova direzione, come anche la tua vita. Gesù conosce la nostra debolezza, sa anche delle nostre paure, soprattutto della paura di cambiare noi stessi. Alle donne ancora impaurite egli si rivolse con affetto e, dopo averle salutate, disse: “Non temete”. Erano solo delle donne. Allora le donne non avevano un ruolo nella società, neppure potevano essere portatrici di una testimonianza veritiera, tanto che secondo il Vangelo di Luca le parole delle donne che attestavano la resurrezione di Gesù furono prese dai discepoli come un vaneggiamento. Eppure esse credettero che qualcosa di straordinario era accaduto, incontrarono Gesù, gli “si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono”. Compiamo anche noi questi gesti semplici, che esprimono fiducia e amore. E’ una decisione che prendiamo davanti al Risorto, la decisione di vivere come suoi amici, di ascoltarlo, di seguirlo, ribellandoci al conformismo e all’insensibilità del mondo davanti al dolore. La Galilea era il luogo dove i discepoli avevano incontrato il Signore e avevano vissuto con lui per lungo tempo. Per questo l’angelo disse alle donne: “Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno”.

   Ma non si tratta solo della Galilea dell’inizio, quando magari con entusiasmo o forse solo per tradizione familiare hai accettato di seguire il Signore diventando cristiano. La Galilea era una terra sconosciuta, periferia del grande e potente impero romano. Non abbiamo paura di uscire dal nostro mondo, quello delle nostre sicurezze ed anche delle tante paure, che ci tengono chiusi in noi stessi, sempre alla ricerca di qualcuno su cui addossare la causa delle nostre difficoltà, oggi gli immigrati e i rom, domani chissà a chi toccherà. Andiamo nella periferia del mondo, dove si trova la gente che non conta, ma anche la gente che aspetta di conoscere Gesù. Anche nella nostra terra ci sono tanti, soprattutto giovani, che non conoscono il Signore. “Andate”: è un invito ad allargare il cuore delle nostre comunità e della nostra vita. Non sprecate tempo ed energie inutili a litigare o a discutere sempre dei vostri problemi, prigionieri di logiche contrapposte. La nostra terra ha bisogno di gente che prende sul serio il Vangelo della resurrezione e lo comunica con una vita buona, amica, e con un animo aperto e generoso si rivolge agli altri, per far sentire la gioia e la bellezza della vita cristiana. Questa è la Pasqua, fratelli e sorelle: un tempo in cui uscire da se stessi, dalle proprie paure, dal pessimismo, dal vittimismo, dall’insensibilità, e credere che in Gesù morto e risorto qualcosa può cambiare anche nella nostra vita e in questa terra. Un angelo ci guiderà e ci parlerà per aiutarci. Ascoltiamo la sua voce, la voce della parola di Dio: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?” Ascoltiamo questo invito del profeta. La parola di Dio è la vera risposta al nostro bisogno di amore. E’ la risposta del Risorto, che oggi noi abbiamo incontrato e per il quale vogliamo vivere.

Vorrei ora presentarvi due preghiere di due uomini di Dio: Davide Maria Turoldo e Don Tonino Bello.

Con Davide Maria Turoldo, preghiamo: “Stasera, noi siamo qui, Gesù, per chiederti di non abbandonarci. Tu solamente puoi sentire quanto è grande il bisogno che c’è di te in questo mondo, in quest’ora del mondo. Nazioni ricche condannano alla fame nazioni povere, nuovi dittatori conducono intere nazioni alla carestia, alla strage, alla dissoluzione. Se tu fossi un Dio solamente giusto, allora non daresti ascolto alla nostra preghiera; perché tutto quello che gli uomini potevano farti di male anche dopo la tua morte, gli uomini lo hanno fatto. Quanti Giuda ti hanno baciato dopo averti venduto; quanti Pilati ti hanno consegnato al boia, dopo averi conosciuto innocente. Perdona, Signore Gesù, il nostro eterno affanno di essere uomini che implorano da Te, ancora una volta, clemenza e amore. Resta con noi, Signore. Si, Gesù, resta cono noi. Dietro la maschera della nostra indifferenza, c’è un cuore che Ti cerca e vive una speranza infinita. Noi ti preghiamo che Tu ritorni ancora una volta tra gli uomini, per ridare a tutti la luce della vita vera. Resta con noi, Signore, perché possiedi le parole della vita eterna”.

Con don Tonino Bello, preghiamo: «Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati… A volte nei momenti di confidenza oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un'ala soltanto, l'altra la tieni nascosta... Forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza me. Per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami allora a librarmi con Te perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla: vivere è abbandonarsi come un gabbiano all'ebbrezza del vento; vivere è assaporare l'avventura della libertà, vivere è stendere l'ala, l'unica ala con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te».

Auguro a tutti voi, cari fratelli e sorelle, di avere sempre il Cristo risorto come vostro compagno di viaggio, di sogni, di speranze.