racconto di Natale 3^ parte Stampa
RACCONTO di NATALE 3° parte

- Il presepio, poi lo sa fare? - chiese ad un certo momento lo scultore.
- Come non so fare un presepio! - lo interruppe Andrea - i bambini, mia moglie ed io, ogni anno prepariamo un presepio incantevole, reale e fantastico nello stesso tempo. Noi riusciamo a stare insieme, lavorando nel presepio, e questo ci aiuta a creare il giusto clima natalizio in famiglia: perchè, se è un vero presepio, deve aiutare a riflettere e a rivivere la realtà del Natale… e soprattutto, deve aiutarci a capire che cosa significa "Natale" ! Il presepio deve essere anche bello, originale e nello stesso tempo riprodurre la realtà storica, deve essere semplice e povero e, osservandolo, deve trasmettere sentimenti di festa, d’amore e serenità, di gioia e semplicità...
- Quand'è così - continuò l'artigiano - non dimenticate alcune figure speciali del presepio: l'oste l'avete? E l'osteria? In un presepio non devono mancare neppure le lavandaie, la fontana dell'acqua, il venditore di caldarroste, il contadino che zappa, il mulino sul torrente...
A questo punto Andrea cominciò a preoccuparsi: che cosa voleva rifilargli l'artigiano pur di vendere la sua mercanzia? Non era disposto a spendere un capitale e tanto meno venir meno all'idea che lui aveva del vero presepio semplice e povero, magari per buttarci dentro una montagna di cose e statuette non attinenti con il Natale.
Alla fine il negoziante gli presentò il conto e gli parve che Andrea fosse piuttosto contraddetto.
- Vi sembra troppo? - chiese lo scultore, con fare dispiaciuto.
- No! Anzi mi sembra troppo poco per tante statuette meravigliose e originali come queste fatte da lei.
L'artigiano si fece pensieroso e poi sottovoce disse:
- Certo, qui non siamo a Roma o a Milano e i duecento euro che ho chiesto, a lei possono sembrare nulla: provate ad immaginare la fatica per far tirar fuori 200 euro dalle tasche di questa gente di montagna... anche solo 10 euro per un bue grande così, sono troppe!
Intanto l'artigiano prendeva in mano i pastori, l'asinello, gli angeli, le lavandaie, le pecore, l'oste, il contadino seminatore... e uno ad uno, li avvolgeva nella carta di giornale.
Infine, fattone un bel mucchio, vi aggiunse quattro galline, tre pecorelle e precisò che erano per i bambini; poi ancora introdusse nel pacco tre serti d'aglio, sempre in legno lavorato a mano, cipolle e salsicce: "Queste per l'osteria", disse.
Ma non aveva ancora finito.
Al pacco aggiunse tre lampioncini fatti con la stagnola, un vero e proprio miracolo di bravura e pazienza e mentre lo stava consegnando, si ricordò di una cosa:
- E il fondale ? - domandò - certamente vi manca.
Si arrampicò fino allo scaffale più alto, tirò giù un rotolo e ne svolse tre buoni metri che dispiegò in qualche maniera sul bancone.
- Lo sfondo ci vuole - disse, mentre faceva vedere, sotto un cielo denso di stelle, minareti e tetti arabi, moschee e fori romani... un'anacronistica accozzaglia d’architettura araba, ebraica, romana, medievale e moderna... concentrata in uno spazio impossibile.
- Questa è un regalo, se non si offende - concluse alla fine.
Quando l'artigiano ebbe finito di confezionare la mercanzia, il sig. Lusetti tentò di allungare le mani per prendere il pacco, ma il commerciante si offrì di accompagnarlo alla macchina, passando prima dal bar vicino per consumare qualcosa in segno di saluto.
Andrea cercava di schermirsi, ma l'altro insistette approfittando di quel momento per poter scambiare insieme ancora due chiacchiere e mentre uscivano per andare verso l'auto, lo scultore chiamò un ragazzetto e lo fece sedere al banco, intimandogli:
- Se viene qualcuno, digli che ritorno subito. Tu non toccare nulla!
Alla meraviglia di Andrea nel vedere un ragazzo disposto ad obbedire senza protestare, si aggiunse anche l'ammirazione verso l'artigiano; si voltò poi a guardarlo mentre loro due si allontanavano: stava esattamente seduto come ordinato, senza toccare nulla.
- Le sembrerà strano - intervenne lo scultore - che un giovane si presta di buon grado a tenere d'occhio la mia bottega, ma in realtà è felicissimo di poterlo fare: se va a dire in giro che ha fatto la guardia al mio negozio, lo guardano tutti con invidia e ammirazione. Si metta nei panni di un ragazzo a cui si chiedesse di fare una cosa importante... sarebbe un modo di vantarsi davanti agli amici.
Si salutarono, promettendosi che l’anno successivo si sarebbero rivisti, si abbracciarono come vecchi amici e il sig. Lusetti riprese il viaggio verso casa con l’enorme pacchetto pieno di tante belle sorprese.
La passione per l’arte e, in questo caso, per quelle statuette, gli avevano fatto conoscere una persona straordinaria e semplice: una figura così ci sarebbe stata bene anche tra i personaggi del presepio.
- Questa volta bisognerà fare le cose ancora più in grande! - pensava intanto, mentre guidava - Il presepio deve essere degno delle statuette artistiche che ho comprato.
Quel Natale Andrea impegnò molto più tempo per realizzare il presepio, circondato dai tre bambini stupiti di quanto andavano scoprendo tra la carta di giornale… cose mai viste prima: tutti si davano da fare per trovare ad ognuna la giusta sistemazione.
L'entusiasmo dei piccoli contagiò anche Andrea, che rivisse un momento particolare della sua vita, quando lui stesso, tanti anni prima, insieme al suo papà e in quello stesso posto, preparavano il presepio... alcune statuette erano ancora le medesime.
Tante volte conversando con Luisa, sua moglie, si era chiesto che cosa potevano un giorno ricordare i figli di loro, come genitori… ora aveva la risposta: "Ricorderanno che li abbiamo aiutati a preparare il presepio".
I bambini, quella sera, vigilia di Natale, videro il papà con gli occhi lucidi che, di tanto in tanto, si asciugava una lacrima, mentre stringeva forte la mano della mamma. (fine)