La Comunità Cristiana 1^ parte Stampa
(articolo di don Franco Scarmoncin parroco di Mandriola - Padova)
precettiIn pieno Medioevo, tempo in cui la religione cristiana era l'unica riconosciuta in tutta Europa, la Chiesa ha ritenuto necessario imporre ai suoi fedeli alcuni obblighi ("precetti"), che noi a catechismo abbiamo dovuto imparare a memoria:
1° partecipare alla Messa la domenica e alle feste comandate;

2° santificare i giorni di penitenza (Avvento e Quaresima);

3° confessarsi almeno una volta l’anno
e comunicarsi almeno a Pasqua;
4° soccorrere la Chiesa nelle necessità (con offerte);

5° non celebrare "solennemente" (cioè con sfarzo) le nozze nei tempi proibiti (il tempo "proibito" era la Quaresima).


Perchè mai la Chiesa, in piena epoca di grande fervore religioso, almeno così pensiamo ora, in tempi in cui i conventi e i monasteri erano numerosi come i funghi prataioli, in secoli nei quali sono sorte le belle chiese e basiliche che oggi possiamo contemplare... perchè mai il Magistero ha sentito il bisogno di "precettare" i suoi fedeli con le sopradette disposizioni, addirittura sotto pena di "peccato mortale?


Parlare di "peccato mortale" o di "scomunica" allora, equivaleva a condannare una persona a morte, all'inferno.

Perchè mai la Santa Madre Chiesa ha sentito il "dovere" di fissare alcune "leggi" per i suoi fedeli, oltre ai 10 comandamenti?

Di sicuro perchè, al di là di quanto oggi possiamo immaginare o credere, la conoscenza religiosa della gente era molto e molto modesta, in pratica perchè probabilmente pochissimi andavano in chiesa o vi si recavano solo in particolari circostanze.

Per cui la Chiesa ha dovuto affermare l'importanza della "domenica" come "Giorno del Signore", chiedendo inoltre che i fedeli si accostassero all'Eucaristia almeno a Pasqua... perchè non andavano mai a fare la Comunione.

Oggi, alla luce del Concilio vaticano II, possiamo sostenere che in questi "precetti" sono sottintesi alcuni errori teologici e biblici, che stiamo ancora portando avanti da allora, con grave danno per la comunità e per la formazione cristiana dei fedeli.


1° errore è pensare che la Messa sia il punto su cui centrare tutto l'impegno pastorale della Chiesa.

Gesù ha impegnato quasi tre anni della sua vita per formare un gruppo di discepoli e solo alla fine ha mangiato con loro l'Eucaristia, nel momento in cui li ha ritenuti pronti, almeno un poco, per capirla e viverla.

L'elemento essenziale che dà valore alla pastorale e al Messaggio di Gesù, è la formazione di una Comunità:

- è la Comunità cristiana che rende possibili i Sacramenti, che si fa carico della formazione cristiana dei fedeli e dell'insegnamento di Gesù;

- è la Comunità che testimonia, con il suo atteggiamento e le sue scelte, la propria fede;

- è la Comunità che si fa carico dei poveri, di quanti hanno bisogno di una mano, che si fa servizio gratuito per gli altri;

- è la Comunità che educa i suoi figli, i battezzati;

- è sempre la Comunità in grado di esprimere vocazioni alla vita consacrata...


Il punto centrale, nel quale vive e si riconosce il cristiano, è la Comunità dei fedeli (la Chiesa-Comunità):
“Questo è il primo Sacramento”!
Per cui tutto ciò che aiuta a formare Comunità va messo in atto, mentre è da rimuovere tutto ciò che la disgrega: un esempio è la moltiplicazione delle Messe che non favorisce la formazione di una comunità.... la formazione di tanti gruppi .... ecc....

Ritenere che andare a Messa (pratica certamente fondamentale per un battezzato) è l'impegno principale del cristiano o caratterizzante non è vero; mentre lo è la Comunità cristiana nella quale vivo e mi riconosco, lo è il servizio gratuito verso i fratelli e il vivere la domenica come Giorno del Signore.


2° errore è l’aver separato la celebrazione (il rito, la Messa) dalla Comunione (il Pane consacrato), come fossero due realtà distinte e indipendenti; l'Eucaristia è la Messa e la Messa è l'Eucaristia...non si possono scindere!

Dopo il Concilio di Trento (1550) la Chiesa ha ritenuto opportuno che le Ostie consacrate potessero rimanere custodite in chiesa, nel tabernacolo; questa pratica è stata una conseguenza in contrapposizione alle affermazioni di Martin Lutero, che affermava: “L'Eucaristia "non è" il Corpo di Gesù ma il "segno" del Corpo e della sua presenza”.

La Chiesa, per contrastare la tesi di Lutero (che aveva negato tutti i Sacramenti), ha cominciato a mettere in risalto proprio il Corpo di Gesù, nella forma del Pane Consacrato, staccandolo dalla Celebrazione favorendo l'idea che un conto è la Messa e un'altra cosa è l’Eucaristia, il Pane; mentre sono un'unica realtà.

La Chiesa esaltando il Pane rispetto alla Messa, ha favorito le varie devozioni all'Eucaristia: genuflessione davanti al tabernacolo, le 40 ore d'adorazione, le processioni con il Santissimo, l'inginocchiarsi alla balaustra per fare la comunione, la proibizione per i laici di prenderla in mano, il digiuno da mezzanotte, ecc...

All'origine e per i primi 1500 anni di storia della Chiesa, questa non era la prassi: è stata una risposta "esagerata" ad un errore di Martin Lutero.

La Messa, ripeto, è la Comunione e quando si parla del Sacramento dell'Eucaristia istituito da Gesù, non s'intende il Pane, ma la Messa con la Comunione: non c'è Messa senza Comunione, come non c'è Messa senza servizio!

Un cristiano egoista, che non si presta mai a dare una mano... se viene a Messa, costituisce una contraddizione in termini.

Tra parentesi, oltre che cominciare ad unire "Messa con l'Eucaristia" (Pane), è necessario ricuperare un altro elemento della Celebrazione: "la lavanda dei piedi" come servizio ai fratelli.


Per riassumere:

- non esiste Messa senza Comunione al Corpo di Gesù;

- non esiste Messa senza il servizio;

- non esiste Messa senza il sacerdozio comune dei fedeli (quando si celebra la Messa tutti i fedeli sono sacerdoti... in caso contrario non potrebbero partecipare... ma solo "assistere"). (continua)