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Omelia del giorno di Natale 2013 PDF Stampa

Omelia giorno di Natale 2013

E’ natale, é nato.. ma chi è? Cosa c’entra con la nostra vita?  Cosa ci augureremo oggi con tanti baci e messaggini? Perché chiamarlo Salvatore, Emmanuele, Dio con noi…cosa avrà poi di tanto speciale da dire alla nostra singola esistenza.. perché accoglierlo? Forse ci fa bene rimetterlo al centro di tutto il mercato e il caos che gira attorno al Natale. Non vi nascondo, francamente, un vago fastidio nel cuore quando mi pare si voglia far di tutto pur di svuotare il senso religioso dalla festa del Natale. Tutto questo mi fa indignare e dà la nausea, come cristiano e come uomo.
“Auguri, auguri”..e giù valanghe di messaggini…… ma de che???

Con mille alibi e scuse ci si vuole impadronire di una festa per sfruttarla a proprio piacimento. Non importa se cristiana: se serve si possono evitare presepi, recite su temi biblici e immagini sacre per non turbare fantomatiche sensibilità diverse da noi. Ma credo il vero problema non siano le altre religioni ma i nostri cuori vuoti. In fondo basta aver qualcosa da festeggiare: mi chiedo se dietro tale “pretesa” non ci sia solo la sensazione che la mia vita non mi piaccia e non veda l’ora di dimenticarmene almeno per un giorno almeno…stordirmi, come se un certo stile di festa colmasse il vuoto che quello stile di vita ti ha creato intorno.  Che peccato…

E poi .. inappellabile! il riferimento alla famiglia, alla bontà, allo stare assieme..quasi a giustificarsi e a legittimarla, con tutto ciò che rende tale festa così “politically correct” e mansueta…ma tremendamente neutrale e vuota.  Come se tutto questo valesse più di Gesù Cristo, della Madonna e dell’intera trinità.

I suoi non l’hanno accolto…il mondo non lo ha riconosciuto… queste parole del prologo di Giovanni, da 2000 anni..ci mordono un po’ e mettono in guardia, con scomoda puntualità.
Forse poi, come sostiene qualcuno, il Natale sembra fare a pugni con la famigerata crisi, la fa stridere oppure risaltare, perchè, ci giustifichiamo…almeno a Natale vorremmo essere sordi e ciechi e far finta di niente. Vittime di ragionamenti e atmosfere narcotiche che ci distraggono e stordiscono il cuore da tutto quello che noi vorremmo festeggiare. Cioè il Dio che entra nella nostra storia, spaccandola a metà, da 2013 anni a sta parte. Questo dovrebbe metterci in crisi. Questo scegliamo di festeggiare e difendere coi denti da chi quasi ci vorrebbe far sentire in colpa o a disagio perchè si parla di Gesù Cristo, il giorno di Natale.

Crisi in greco significa…decidersi, scegliere: é bellissimo se ci pensiamo. Se scelgo vuol dire che ho almeno due possibilità. Una forse meglio dell’altra. Solo questo apre alla speranza. Crisi significa opportunità! Non sono su un binario morto. Posso scegliere. E per farlo, si dice… dovremo vivere in modo più sobrio, tornare ... sembra andar di moda questa frase…tornare “all’essenziale“.
Mi pare che la famigerata crisi non ci abbia ancora messo “in crisi” dentro, che non sia ancora riuscita a mettere davvero in discussione i nostri cuori, chiedendoci di scegliere l’essenziale. La maggior parte delle persone vuol solo portare pazienza, trattenere il respiro convinta che passerà speriamo presto e tornerà tutto finalmente come prima.
Quanti me lo hanno raccomandato e testimoniato in queste settimane e nelle tante confessioni: bisogna tornare all’essenziale, ormai per superare sta crisi. Ma che significa? sa di “fare i bravi”, spendere meno, ridurre al minimo… bene. Mi sono lasciato provocare da questa parola, da questo appello. Essenziale, deriva da essenza. Pensate ad un profumo. Cioè il succo concentrato, puro: deriva dal verbo essere, un participio che non viene usato, essenziale significa…”ciò che é, per quello che é, in natura, all’origine.”

Tornarvi allora non significa solo cambiare stile o atteggiamento, non é accontentarsi di meno ma scegliere il meglio. Non é questione di quantità ma di qualità. Non mettere al centro certi valori ma cercare di capire l’essenza della persona umana. La sua qualità, ciò che dà sapore alla sua vita. Ciò di cui é fatta. Ciò che la rende viva, non che la fa sopravvivere. Ci conosciamo da questo punto di vista? Sappiamo chi siamo e come funzioniamo? ci stiamo ascoltando? o siamo solo bravi a far finta di niente, compiacerci o stordirci? Come per il cibo: mi nutre perchè é composto di elementi..di cui anche io sono composto e che rinnovano in me la vita. Allora il cibo é nutriente. Altrimenti non mi sfamerà mai. Come tanto consumismo indotto, come le troppe scelte di comodo.

Ecco una strada per uscire dalla crisi. Educare ed educarci all’ascolto dell’essenziale di noi. I nostri bisogni più veri e costitutivi. Ciò che riconosce, rispetta e valorizza quello che siamo, il senso per cui siamo stati creati, il significato del nostro esistere, l’equipaggiamento necessario per realizzarlo.
Educare, mai come oggi, risulta supefluo, chi lo vuol fare e perchè, poi?: in fondo ognuno é libero di fare come crede, si fa padrone della propria libertà..ma non mi pare proprio che tale emancipazione stia portando chissà quali frutti. Viviamo tutti contro tutti, peggio delle bestie.

Torniamo ad educare, cioè ad ascoltare e custodire noi stessi, il nostro valore. Oggi nulla é più trasgressivo, urgente e necessario. L’essenziale accomuna tutto il genere umano, al di là della provenienza, del colore della pelle, della cultura e della storia personale. Non si sbaglia.

Come si fa a cambiare il mondo se non cominciamo a convergere su queste cose essenziali, su un’idea il più possibile condivisa di persona, cioè di uomo e di donna, di giustizia, di famiglia, di società, di doveri e non sempre e solo diritti? Come faccio se le scuole, la politica, l’economia non condividono una base comune sull’ essenza della persona..sapendo chi é, cosa le fa bene e male? cosa la valorizza e protegge? O lavoriamo per trovare una base il più possibile oggettiva o ci sparpaglieremo sempre più in mille opinioni parziali e meschine, dove ognuno ha la sua ragione e se la tiene ma a farne le spese son poi sempre di più! gli ultimi, i più poveri e fragili, chi non ha voce.

Restiamo totalmente disorientati…in balia di noi stessi. In preda ai nostri deliri di onnipotenza e al nostro scontato relativismo.

Dio, in Gesù ci regala l’essenza di sè. Lasciamo perdere i discorsi su di Lui che mettono tutti + o – d’accordo: rimettiamo al centro Gesù Cristo, vera e unica essenza di Dio. L’ha donato perchè ognuno di noi possa riscoprire in Lui, la propria verità!  cioè la propria identità di figlio e fratello, nel suo nome. IO sono la vita e la verità, ci assicura Gesù stesso nel vangelo.
Un Dio bambino risvegli in noi cose essenziali: la responsabilità di accoglierlo, la libertà di scegliere come farlo vivere in noi, la fede di credere nella promessa di bene, la passione ad oltranza per la persona umana…

Buon Natale allora, l’augurio più bello e sincero.
Buona rinascita, mettiamoci in crisi, torniamo all’essenziale, a ciò che ci fa vivere,
a quel bambino che ci parla di noi, perchè si é fatto uno di noi,
per farci belli, liberi e veri, come lui.