COMUNITA' di FEDE e di SERVIZIO 3°parte |
Scritto da don Angelo Scarabottolo |
Molti fanno volontariato anche nelle Parrocchie: nelle liturgie in chiesa, in patronato, intrattenendo i ragazzi, nell'A.C., nell'animazione dei gruppi, per tenere in ordine e puliti i locali, per organizzare la sagra, per preparare feste e pranzi, mettendo a disposizione la propria auto o il trattore o il furgone o il capannone, ecc...;
ma ciò che caratterizza il servizio in una Parrocchia-Comunità è che quanti si mettono a disposizione lo fanno partendo motivati dalla comunità stessa, come espressione di una comunità di fede, che si esprime nel servizio... senza gelosie e rivalità, dimenticando i torti subiti, attenuando i dissensi e le vedute personali, non prestandosi per motivazioni di orgoglio, nè per avere un piccolo piedestallo personale in parrocchia e ancor meno per sentirsi dire "bravo"... Si lavora e ci si presta a dare una mano perchè la comunità ha bisogno di te come di tutti, per far crescere il dialogo e la collaborazione, perchè qualcuno (famiglie, ragazzi, bambini...) possa averne un beneficio.
La Comunità inoltre domanda presenza concreta alle iniziative della Comunità: talvolta sentirsi parte di una Comunità richiede presenza fisica agli incontri in cui si programmano le attività, alla catechesi, alle iniziative dei gruppi, alle feste, alla castagnata, al carnevale, alla sagra, ecc... come alla Messa domenicale e agli incontri di formazione o di preghiera...
Non saremo sempre sempre presenti a tutti gli incontri, ma ad alcuni è necessario, per sentirci della Comunità. E' naturale che una persona, se non partecipa ai momenti forti della vita comunitaria si senta esclusa dalla comunità. Questo "dare una mano" (che dovrebbe essere un imperativo per tutti) sgorga dal fatto che ci si sente parte di una comunità, che necessita (come la nostra famiglia) della mia mano, come della collaborazione di tutti.
Non è che tutte le altre forme spontanee e personali di volontariato (es. nel sociale, nei movimenti spontanei, nella scuola o in qualsiasi altro settore), motivato da sentimenti e convinzioni umanitarie non siano valide o possano essere sottovalutate; tutt'altro! Intendo solamente affermare che il volontariato come espressione di una comunità ha una motivazione che viene dal Vangelo. Per cui, in un servizio di volontariato, come espressione di una comunità cristiana, non esistono rifiuti o scuse all'impegno... si lavora insieme e basta... la carità cristiana non ammette rivalità, dissensi, contese, orgoglio... supera divergenze, ruggini e antipatie...
I cristiani delle prime comunità, dopo aver ascoltato gli Apostoli al sabato sera, si facevano "buoni samaritani" durante la settimana ed erano ben accolti perchè segno di una comunità che oltre ad essere di fede (la preghiera e l'insegnamento degli Apostoli) si faceva servizio pratico.
Io non voglio indicare quali siano le precedenze in una comunità cristiana, quali scelte privilegiare e quali attività tralasciare, ma è anche certo che nelle Parrocchie si fa anche troppo, ci sono gruppi di giovani super-impegnati... fin troppo bravi... ma probabilmente non ci siamo mai chiesti quali siano "oggi" le scelte opportune per essere "comunità di fede e di servizio".
Per sè, una comunità di questo tipo non ha bisogno per sè e non punta tutte le sue energie su: sagre, pranzi, campi scuola, gite, pellegrinaggi, ecc... e neppure su tante Messe...
In una "comunità cristiana" non dovrebbe succedere che tante iniziative rischino di saltare perchè non ci sono abbastanza volontari e quelli che si prestano si stancano trovandosi da soli a tirare la carretta.
Formati nella preghiera comune e nell'ascolto della Parola, ci troveremo sempre vicino qualcuno che porterà con noi l'onere del servizio. Utopia ? Spero di no!
Nella vita cristiana e nella Parola di Dio tutto è concretezza di vita e nello stesso tempo tutto è utopia, ideale, sogno, speranza... Da tanto tempo continuo a battere su questo punto perchè mi sono reso conto che formare comunità e vivere la fede e il servizio nella comunità è un elemento essenziale del Vangelo, come vivere la domenica "Giorno del Signore", come vivere il servizio nella carità, come mettere in pratica scelte di povertà, come mettere in pratica i 10 comandamenti, ecc...
Il cristiano è un "con-vertito" = cioè uno che cambia direzione perchè ha capito queste cose...
"Con-vertito" nel senso che prima era rivolto su se stesso e poi si rivolge verso agli altri; "con-vertito" perchè prima vedeva solo la realtà concreta e ora vede anche quella soprannaturale ; "con-vertito" perchè prima agiva seguendo le proprie convinzioni anche egoistiche, poi le rivede alla luce della Parola di Dio e agisce in conformità. Fuori dalla linea tracciata da Gesù non possiamo dirci "cristiani"... anche se andiamo a Messa alla domenica. Un esempio: non possiamo chiamare "caffè" un caffè di orzo o un caffè fatto con i fondi di un caffè già usato... il caffè vero è tutt'altra cosa! - Se vogliamo seguire come modello il Vangelo; - se vogliamo "bere un buon caffè" di vita cristiana e non un surrogato; - se non vogliamo essere cristiani "all'acqua di rose"; - se non vogliamo che quanti sono impegnati in un servizio non si stanchino, trovandosi sempre da soli, mentre gli altri stanno a guardare... - se vogliamo formare "comunità di fede e di servizio" che sia testimoniante... non abbiamo altre alternative; dobbiamo tutti sentirci coinvolti in maniera personale e diretta. |