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Durante l'ultima guerra e negli anni seguenti vivevano nel centro di Sant'Angelo alcune persone povere. Non sapevano di essere povere; erano contente della loro situazione, erano rispettate e amate da tutti. Erano: la Corina Piceana, Andrea Mato, e la Gioana Astia.

Corina Piceana
era chiamata così perché ha vissuto un tempo con la Marietta Piceana, parente di Tomaso Ferrin nella casa dove ora esiste il forno. Delle due non si sapeva chi fosse la governante. Dopo la morte della Marietta Piceana, Corina trovò come abitazione un locale nella casa del fascio. Unico accesso, un balcone nella strada. Per accedere adoperava una sedia. Da essa saliva sul davanzale e dall'altra parte trovava una sedia più alta; una volta entrata, riprendeva la sedia esterna ed era felice del suo alloggio. Di temperamento allegro, il suo abbigliamento invernale era una mantellina grigio-verde di qualche soldato reduce della guerra. Camminava canticchiando "mamma son tanto felice" e lo era davvero.

Andrea Mato lo si riconosceva dal suo abbigliamento invernale: una coperta sulle spalle legata al petto con un grosso ago di sicurezza. Sua dimora era un rifugio misero in un tratto di via S.Polo, ora via Sturzo. Era un uomo senza pensieri, cantava sempre, viveva con quello che gli offrivano le famiglie. Per lui c'era sempre un piatto caldo a mezzogiorno. Tutti lo salutavano ed era rispettato anche dai ragazzi. Il Signore lo chiamò a vita migliore. Fu trovato morto un mattino. Andrea non disturbò nessuno.

La Gioana Astia era moglie di un fabbro che aveva la sua bottega all'inizio di via Europa, una casupola con camera da letto, e un piccolo spazio che serviva da officina. Nella casa tutto era color fumo. I due erano genitori di un figlio che tutti conoscevano per "Mario Temedani". Perchè questo nome? Erano le parole di esclamazione che proferivano i genitori per moderare la vivacità del ragazzo (Te-me-dani!)